“…così mi ritrovo vecchio, soddisfatto e non ancora sazio di vivere male.”

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Come e cosa si vive da stranieri a Sololo?
Ci si accontenta dell’essenziale; provando emozioni impagabili e facendo riflessioni utili a se stessi. Dunque, alla lunga, si vive “male”.

Sera.
Dormire da soli sotto la zanzariera, dà la sensazione di essere protetti; ma è solo una sensazione.Nella realtà neppure sai se sei veramente solo; anche dopo aver ben ispezionato sotto il lenzuolo, non sai mai cosa ci trovi. Durante le piogge gli insetti sono veramente tanti e di tutte le dimensioni. Alcuni talmente piccoli d’attraversare la zanzariera senza alcun problema, per dirigersi verso la fonte della luce; quella che si usi per leggere un pò prima d’addormentarti. Meglio spegnere; così però la mente non può che tornare ai fatti della giornata trascorsa; ai progetti; ai sogni e, senza neppure accorgertene, ti ritrovi ancora totalmente immerso in un mondo fatto più da disgrazie che da fortune. Certo consola, se così si può dire, il fatto che questo mondo, non nostro, molto spesso c’è incomprensibile; quindi si può sempre sperare che nella realtà sia migliore rispetto a quanto appare. Tuttavia i dati oggettivi sono lì a provarti i loro enormi stenti per semplicemente sopravvivere. Il tutto nella totale indifferenza, non solo del mondo ma anche di chi ti vive vicino e non sta peggio di te.

Notte.
Quando la luna piena illumina la stanza, puoi anche vedere i vari animaletti muoversi lungo la zanzariera che li separa da te. Ogni tanto qualcuno lo vedi transitare all’interno e, nel dubbio pensando alle varie patologie, non puoi che ucciderlo. Chissà quanti innocenti saranno stati sterminati dalle mie paure. Dormi e ogni tanto ti svegli grattandoti; qualche intruso ha trovato il suo pasto; in genere è l’ultimo per lui. I vari uccelli notturni, con i loro individuali canti e rumori, scandiscono grossolanamente le ore della notte. La iena è di casa e neppure la noto più, salvo che non rida sguaiatamente a richiamare le compagne per il pasto trovato occasionalmente vicino alla tua finestra.

Mattino.
Che il giorno è alle porte e che bisogna alzarsi, è annunciato dalle prime luci dell’alba che sono quelle che avvertono anche i tuoi coinquilini della casa; quelli che abitano sul tetto, sotto i pannelli solari. Piccioni e soci iniziano a tubare e a zampettare su e giù facendo rimbombare la lamiera; talvolta qualche rapace cerca di impadronirsi delle loro uova e allora si scatena un vero e proprio putiferio. A questo frastuono ci devi aggiungere il tuo stereo al volume massimo; speri così d’essere d’aiuto a far desistere il predatore. E’ un cinguettio continuo e assordante, specie se ci sono i tessitori gialli indaffaratissimi ad edificare i nidi pendenti dalle cime dei rami.
Ci si lava contando mentalmente i secondi che si tiene aperto il rubinetto; è un sistema che aiuta a risparmiare l’acqua. La barba la fai più a tatto che a vista; mentre la doccetta-veloce la si rimanda al pomeriggio tardo, quando si rientrerà e sarà indispensabile per togliere sudore e polvere. Al mattino t’infili gli abiti indossati puliti il giorno prima, dopo la doccetta. Gli abiti della giornata vanno a lavare ogni due giorni; per togliere polvere e sudore. Non si deve aspettare che diventino troppo sporchi; così ci vorrebbe più acqua per approfondire il lavaggio che comunque non verrebbe mai bene. A questo punto si è pronti per la colazione a base di quello che c’è. Se ci sono volontari di passaggio è ricca ed abbondante per i rifornimenti che li accompagnano.

Giornata
Via, s’inizia con un preciso piano, che la sera risulterà essere stato stravolto dagli imprevisti per circa l’80%. Pranzo con pasta o riso e cena con pane fatto in casa con scatoletta di tonno o acciughe; le uniche cose che si conservano a lungo. Dopo pranzo il riposo è d’obbligo, anche perché le alte temperature esterne renderebbero pressoché impossibile qualsiasi lavoro. Dopo il lavoro del pomeriggio si rincasa con il pensiero che anticipa il piacere della piccola doccia che ti aspetta.

Sera
Prima di cena ci si siede fuori quasi a prender fiato per un riposo che sa di meritato. Intanto vedi arrivare gli ospiti fissi della notte. Sono alcuni DikDik e perfino una cerva d’acqua con il suo piccolo che, sentendosi protetti, vengono a trascorrere la notte nel nostro villaggio. Anche una iena recentemente ha partorito non lontano dal nostro parco giochi ed ha svezzato lì il suo piccolino. Per me le ore meno simpatiche, sono proprio quelle del buio che arriva rapidamente. Qui all’equatore quelle buie sono ben 12 ore come di giorno. Sembrano non finire mai; lunghe da trascorrere poiché il buio obbliga a fermare ogni attività. In genere le prime due ore volano grazie alla luce data del generatore. E’ questo il momento per usare il computer e rivedere i progetti. Nel frattempo, il meraviglioso e unico cielo africano, ti aspetta fuori. Sempre puntuale e paziente con il suo spettacolo di luci e stelle cadenti. Lo accompagna il sottofondo musicale offerto dalla popolazione notturna. Si va dai canti e tamburi in occasione di cerimonie, all’intera fauna con i suoi cori e i suoi solisti. Talvolta l’inusuale silenzio, pressoché totale, rotto solo dal guaire di qualche cane, annuncia che il gattone predatore è a caccia nelle vicinanze. Mantieni il naso in su, annusando il vento ed ammirando incantato un firmamento unico. Resti seduto con le gambe tese su di un’altra sedia posta di fronte affinché non tocchino terra, a evitare sgradite sorprese da parte di ospiti indesiderati che potresti non vedere. In genere scorpioncini, scolopendre, mille piedi. In questi momenti, in me, sono le domande esistenziali quelle che fanno da padrone e sembra che le risposte nascano da dentro chiare e convincenti nella loro elegante semplicità. Dio esiste? Ma che domanda sciocca fai ?!! Sono risposte precise che senti e vivi essere vere, seppur incomunicabili ad altri. Ammazzate così anche queste prime ore di buio, ci si chiude nella zanzariera su di un letto comodo e accogliente, non prima di aver ben controllato sotto il lenzuolo. Il pensiero ritorna alla giornata trascorsa e tenta d’immaginare la prossima in cui occorrerà recuperare il non fatto oggi. Pensi a chi hai incontrato; specie ai giovani e cerchi d’immedesimarti nel loro stato. Questi giovani vedono la vita che li aspetta negli occhi disillusi degli anziani che assistono all’agonia delle tradizioni. I giovani per natura, e qui anche per una precoce disperazione, cercano di ribellarsi. Oramai sanno bene quante energie costa il vivere senza neppure l’essenziale ed essere sempre ai limiti della sopravvivenza; mentre le comunicazioni t’informano che altrove è molto diverso. La rabbia non può che cresce e molti di loro divengono bombe innescate. Allora intuisci quanto sia importante, ai fini della speranza, il nostro Progetto-Sololo. Una bestemmia se dovesse spegnersi solo per la mancanza di fondi. Non essendoci la luce artificiale, anche per la gente del posto, le ore dedicabili al lavoro non sono molto. Dal tramonto all’alba, altro non rimane loro da fare che adempiere i doveri coniugali e dormire. Ben vengano le dodici ore di buio per aiutare a cancellare dal ricordo le precedenti dodici di luce.

Con questi ritmi, solo nell’apparenza lenti e monotoni, i giorni volano e altrettanto fanno i mesi e gli anni.

Così mi ritrovo vecchio, soddisfatto e non ancora sazio di vivere “male”.

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